Lettera aperta

AL SEGRETARIO POLITICO DEL PDI On. Pierluigi BERSANI

Caro Segretario,

l’intervista resa a Repubblica in data 3 giugno us dall’on. D’Alema non mi rappresenta né nella forma, né nella sostanza, nè nel merito . Sono dichiarazioni “in libera uscita” che non si fanno carico della mentalità, delle attese dei giovani perché frutto di una “eredità culturale” di un atteggiamento generazionale di un anziano che non riesce a capire i valori nuovi ed il patrimonio positivo di cui hanno dimostrato di essere portatori le forze giovanili alle quali sarebbe tempo che l’on. D’Alema iniziasse a favorire ed a consentirne l’impegno nella vita pubblica a tante nuove energie e generazioni la cui partecipazione viene invece frenata o impedita dall’atrofia di una pseudo democrazia interna, della brutalità dei controlli di una vecchia “casta politica “ o di un imperante centralismo democratico. Riproporre, senza verificare quanti siano d’accordo con il suo “populismo”,
di un “ governissimo” , non è che la riproposizione platonica di una nuova “solidarietà costituente”.
L’on. D’Alema sembra non voler capire che il recente consenso elettorale non ha affatto modificato, in me come in tanti altri, le riserve sulla natura del partito, sull’incapacità di notevole parte della classe dirigente di elaborare una nuova politica che risponda alle attese popolari, né,il recente dato elettorale, ha modificato il giudizio sull’inadeguatezza della formula del “governassimo” che non costituisce né elabora una vera prospettiva di evoluzione verso una società nuova e alternativa rispetto a quella, inaccettabile, nella quale oggi viviamo.
Le iniziative che populisticamente assume l’on. D’Alema , senza aver mai ascoltato gli umori della base, è una forma vecchia segnata sempre dal fallimento politico e che ripropone “cantilenamente” la politica dei “sedicenti iniziati” non seguita dalle masse popolari.
Essere “riformista” non basta riempirsi la bocca di astratte dichiarazioni che scadono nel populismo ma essere capaci di trasformare,- occorre prendere esempio dalle tante libere manifestazioni dei giovani, delle donne, del mondo della cultura e del lavoro-, le parole in fermenti capaci di suscitare e coinvolgere l’impegno e la mobilitazione della gente.
Le dichiarazioni dell’on. D’Alema fanno correre il rischio, a tutto il partito, di cadere nella presunzione di proporsi come inventore di una nuova politica e diventare , così, vittima e portatore di una cultura basata sugli slogans generici e astratti.
C’è chi , dopo questi risultati amministrativi, vorrebbe concepire il partito come autosufficiente vantando una presenza “ numerica “ maggiore tra i partiti della opposizione governativa, e così, ritenendosi “l’unto del Signore” alla ricerca di accordi da utilizzare in posizione subalterna, non attribuendo giusta importanza al peso ed al significato politico di alleanze diverse e contrastanti.
Diciamo all’on. D’Alema che per il paese sarebbe meglio se continuasse a navigare perché un “ governissimo” non può non nascere se non attorno ad un programma di riforme: istituzionali, elettorali, sociali da offrire prima alla riflessione del partito e nella prospettiva di un rinnovato governo del paese che segni ben oltre ogni rivendicazione di “palazzo”, una forte ed equilibrata ripresa della presenza, dell’iniziativa per un quadro politico nuovo da rilanciare sulle cose da fare. Ma ciò, sa bene l’on. D’Alema, oggi non esistono le “ condizioni “ !
La conclusione sembra abbastanza chiara : l’opera diretta a trasformare la società non può non esplicarsi contemporaneamente in due direzioni : l’azione partitico-parlamentare e la lotta sociale.
Il resto è “ inciucio “, e noi lo abbiamo subito spesso! ORA BASTA.
Sergio Scarpino